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I bilanci di OPL con AltraPsicologia secondo Conte: errori, incongruenze e riflessioni (segue)


Per iniziare bene il 2020, mantengo la promessa fatta di approfondire meglio l’articolo del nostro Tesoriere uscente-neoletto al Consiglio dell’Ordine Psicologi Lazio-probabile futuro Presidente Federico Conte.


Durante le elezioni, spinta dalle richieste di vari colleghi, io avevo fatto appena in tempo a leggerlo frettolosamente e a segnalare i primi clamorosi errori (sigh!) che ho descritto qui. Ora, alla luce di un’analisi più approfondita posso confermare quanto avevo già affermato e anzi segnalarvi altri errori (o camuffamenti?), conclusioni sbagliate e incongruenze varie presenti nell’articolo.


Ma andiamo con ordine. Fondamentalmente, Federico Conte vuole dimostrare che da quando si è insediata AltraPsicologia la gestione del bilancio sia migliorata e per farlo ci propone alcuni tabelle con dati da lui stesso estrapolati dai bilanci consuntivi, confrontando essenzialmente il 2013, ultimo anno della gestione Cultura e Professione, con il 2018, ultimo anno della gestione Altrapsicologia di cui è disponibile il bilancio consuntivo visto che Conte pubblica il suo articolo il 26 novembre 2019.

Ipotizzo che Conte vorrebbe anche controbattere al mio parere che le indennità siano diventate eccessive mostrandoci che i costi per il Consiglio siano diminuiti, ma la sua presunta dimostrazione è basata su una tabella sbagliata o artefatta ad arte.


Commenterò passo passo l’articolo di Conte, basandomi anche sui documenti che ho trovato nella sezione Amministrazione Trasparente del sito dell’Ordine.

Se avete scelto di laurearvi in Psicologia è probabile che non vi sentiate portati per la matematica e la contabilità, ma io cercherò di spiegare tutto con un linguaggio semplice e vi basterà saper fare addizioni e sottrazioni per seguirmi. Se davvero non siete pratici, il consiglio è di stampare il mio testo e leggerlo su carta avendo a schermo l’articolo di Federico Conte o gli altri documenti che citerò. Non voglio che mi crediate sulla fiducia, perciò indicherò anche i materiali su cui mi baso e che vorrei che verificaste a vostra volta. Comunque vi avverto: credo che al termine della lettura sarete sicuramente più informati e il vostro senso critico sarà aumentato, ma è probabile vi sentiate irritati o sconfortati, perciò se non ve la sentite, accontentatevi della versione che vi ha fornito il Tesoriere uscente-probabile futuro Presidente e smettete di leggermi.


I MIGLIORI INDICATORI DELLA BUONA GESTIONE


Il nostro autore esordisce affermando che “I migliori indicatori per capire se la gestione di un Ordine è stata efficace o meno si trovano quasi sempre nel bilancio d’esercizio. E’ dalla lettura e comprensione di quei numeri che si capisce se un Ente è amministrato bene oppure no.”

Va fatto qualche importante distinguo, ma in linea di massima si può essere d’accordo. Bisogna comunque tenere a mente che un Ordine è un ENTE PUBBLICO NON ECONOMICO e –scusate se è banale, ma preferisco ricordarlo- non possono applicarsi tutti gli stessi principi e indicatori con cui si valuterebbe un’impresa privata tesa al profitto. Direi inoltre che dal bilancio si evince se la gestione è stata equilibrata più che se la gestione è stata efficace. Alcuni dati possono dare informazioni fondamentali, ma per un giudizio sulla gestione il mio suggerimento è quello di considerare TUTTO il bilancio e leggere soprattutto le RELAZIONI, dove si spiega come si è arrivati a certi numeri, e confrontare più annualità.


Prosegue Conte: “Di seguito riporto una lettura semplificata del bilancio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. Per facilitare la lettura dei dati, ho riportato solo il paragone tra l’anno 2013 (anno di competenza del precedente Consiglio) e l’anno 2018 (ultimo bilancio approvato di competenza dell’attuale Consiglio a guida AltraPsicologia).”










LIQUIDITA' E DEBITI

Dopo la tabella qui sopra, il nostro Tesoriere scrive: “La prima cosa che salta agli occhi è che i dati evidenziano che la Liquidità presente sul Conto Corrente è raddoppiata passando da 880.000 Euro ad oltre 1,7 milioni di Euro.”

Ora colleghi, se vi viene da festeggiare perché la liquidità sul conto corrente (io scrivo queste parole con minuscola!) è raddoppiata, fate attenzione: questo dato da solo non vuol dire nulla e se deve dirci qualcosa, non certo che la gestione sia stata migliore, anzi fa sospettare il contrario!

L’Ordine è diventato "più ricco"? Non lo sappiamo. Immaginate che a fine anno si abbiano 300.000 euro sul conto e l’anno successivo solo 5000 o magari un piccolo scoperto; però se l’anno successivo si ha anche una casa di proprietà che l’anno prima non si aveva, non si può dire di essere meno ricchi. Quindi una prima banale riflessione è che una maggiore liquidità non aiuta a sapere se l’Ordine è "più ricco". Se anche l’Ordine fosse diventato “più ricco” il motivo principale è nell’aumento del numero degli iscritti. Aumentando il numero degli iscritti, l’Ordine incassa più quote e dal 2013 al 2018 gli iscritti sono passati da circa 16.000 a circa 20.000. Ancora più importante è riflettere sul fatto che lo scopo di un ente pubblico non economico non è accumulare soldi come zio Paperone nel suo deposito!


Il forte aumento della liquidità e il fatto che la liquidità corrisponda a oltre il 60% di quello che l’Ordine ha incassato dalle quote 2018 di noi iscritti, insieme soprattutto al dato dell’avanzo di amministrazione (vedasi oltre) sono per me campanelli d'allarme di una gestione tutt’altro che ottimale, mi fanno pensare che l'Ordine avrebbe potuto fare molto di più e non ha fatto! Cosa? Ad esempio, svolgere più riunioni della Commissione deontologica e del Consiglio per velocizzare i procedimenti (che durano mesi o anni). Inoltre più riunioni del Consiglio velocizzano iscrizioni e cancellazioni. Ancora, si sarebbe potuta fare più promozione della promozione e dare più servizi a noi iscritti: convegni, pubblicità sui media, borse di studio… anche opere di bene!

Vi faccio notare che nella gestione 2013 (ultimo anno con la maggioranza Cultura e Professione), la liquidità sul conto a fine anno è solo il 37% dell’incasso, un valore molto più equilibrato (liquidità 882.431 X 100/ quote incassate relative all’annualità 2.408.905,00= 36,632% ).


Proseguendo, il ragionamento di Federico Conte si dimostra a mio parere francamente fallace. Egli scrive Di contro i Debiti a fine anno si sono ridotti di 200.000 Euro passando da circa 1 milione di Euro a circa 800.000 Euro. La differenza tra questi due dati (liquidità-debiti) passa da un importo negativo -151.000 Euro (il che significa che se a fine 2013 tutti coloro verso i quali l’Ordine aveva dei debiti avessero chiesto all’Ente di pagare non ci sarebbero stati sufficienti soldi in banca per onorare gli impegni con tutti) ad un importo positivo di oltre 900.000 Euro (con una differenza di oltre 1 milione). Ciò significa che se a fine 2018 avessimo dovuto pagare tutti i nostri debiti, dopo averli pagati, avremmo avuto in banca circa 1 milione di Euro”.

Anche ammettendo che volesse semplificare per rendere agevole la lettura, trovo impropria e fuorviante la scelta del termine “debiti” in luogo del termine tecnico corretto “residui passivi” (che infatti compare nell’ultima tabella dell’articolo), come trovo fuori luogo e fuorviante l’esempio “..se tutti coloro verso cui l’Ordine aveva debiti avessero chiesto di pagare etc….”. Per due ordini di motivi.

Primo: non ci sono indizi che l’Ordine abbia mai nemmeno potuto lontanamente rischiare di avere i debitori alla porta al 31 dicembre per quanti sono i residui passivi!

I “residui passivinon sono debiti tout court come delle cambiali scadute o delle bollette scadute. Per rendere in termini semplici cosa sono i “residui passivi” forse potrei dire “soldi predestinati a una determinata finalità” o “future uscite già decise e pianificate anche se con data incerta” (per semplicità non entro nel merito del fondamento giuridico). Mi spiego con un esempio: l’Ordine incarica un avvocato di fare una causa o un ricorso per un compenso di 15.000 euro, dando un anticipo di 5.000 euro e concordando che gli altri 10.000 saranno versati al termine della causa o del ricorso. Questi 10.000 euro che dovranno essere versati in futuro (dopo qualche mese o qualche anno) dal 31 dicembre sono segnati nel bilancio consuntivo come “residui passivi” per l’anno successivo (vi avevo detto “soldi predestinati a una certa finalità” o “uscite già decise e pianificate anche se con data incerta”), ma di certo l’avvocato non può presentarsi al 31 dicembre o il 2 gennaio dell’anno immediatamente successivo per chiedere i 10.000 euro! Non è nemmeno assolutamente certo che i 10.000 euro dovranno essere versati tutti: ad esempio la causa potrebbe non svolgersi perché interviene un accordo tra le parti, oppure l’atto impugnato potrebbe essere ritirato, etc.

Per questo è fuorviante chiamarli “debiti” e anche solo ipotizzare che tutti i residui passivi debbano essere pagati contemporaneamente al 31 dicembre dando a intendere che la gestione Cultura e Professione abbia potuto metterci a rischio di non onorare gli impegni (troverete poi una sorpresa in fondo). Non voglio dire che in qualche caso un residuo passivo non possa derivare da una prestazione già ricevuta e si sia solo in attesa di ricevere la fattura, ma questo può riguardare una minima parte delle situazioni e davvero non ha senso fare esempi allarmistici.


Secondo: il secondo motivo per cui trovo fallace il ragionamento di Conte è che egli sottrae i “debiti”/residui passivi dalla liquidità senza considerare quelli che chiama “crediti” e che tecnicamente si chiamano “residui attivi” (come infatti li denomina nella tabella in fondo). La scelta del termine “crediti” è più felice nel caso concreto. I residui attivi sono soldi che saranno incassati, se non con certezza assoluta almeno con fortissima probabilità, e comunque sono “soldi che si ha diritto di incassare” (mi si consenta l’espressione per semplicità, so che non è totalmente esatta). Considerare solo i residui passivi e la liquidità è un’operazione che non si fa mai e personalmente è la prima volta che la vedo. Infatti quello che sia la legge italiana sia varie regolamentazioni richiedono è l’operazione liquidità + residui attivi - residui passivi per ottenere l’avanzo di amministrazione (liquidità + crediti - debiti nel linguaggio dell'articolo di Conte). E’ l’avanzo di amministrazione che ci dice se il bilancio è o meno "in rosso"! Solo se l'avanzo di amministrazione è negativo può esserci un ragionevole timore di non poter corrispondere agli impegni.

L’avanzo di amministrazione è sempre stato positivo, anche nella gestione di Cultura e Professione, e questo è quello che conta. Ma dirò di più: il problema è semmai che l’avanzo di amministrazione con la gestione di AltraPsicologia è diventato troppo alto! Questo per lo stesso discorso fatto per la liquidità, e anzi è più appropriato farlo con l’avanzo di amministrazione, dopo che sono stati considerati sia i residui passivi sia gli attivi. Ad esempio non è sconsiderato avere tanta liquidità se ho tanti residui passivi e quindi prevedibilmente nei mesi successivi dovrò spendere la liquidità. Per questo il dato che conta è l’avanzo di amministrazione. Ad esser precisi, poi, bisogna distinguere tra l’avanzo non vincolato e quello vincolato; quest’ultimo è la parte che non può essere utilizzata liberamente perché già destinata a particolari scopi (con qualche differenza rispetto ai “residui passivi”) o perché va tenuta da parte come risparmio prudenziale (ad esempio per contenziosi che potrebbero essere persi e per i quali potremmo dover pagare le spese alla controparte oltre che la parcella del nostro avvocato). Ma se anche l’avanzo di amministrazione disponibile è molto alto e resta alto per anni, per me il giudizio è: non si è capaci di spendere i soldi disponibili. Un buon bilancio di un ente pubblico non economico è lievemente positivo, tendenzialmente tendente al pareggio.


CREDITI E AVANZO DI AMMINISTRAZIONE


Finalmente trovo in questo paragrafo una notizia indubbiamente buona e veritiera anche se affiancata a conclusioni dubbie e ragionamenti non condivisibili

Scrive Conte: I dati evidenziano una riduzione dei Crediti che passano da oltre 1 milione di Euro nel 2013 a soli 375.000 Euro nel 2018. I Crediti sono costituiti dalle quote di iscrizione non riscosse. Avere tanti Crediti vuol dire che l’Ordine non riesce ad incassare le quote nei tempi previsti, ma tutti sanno che se i Crediti non si incassano rapidamente, si deteriorano, e si riduce la possibilità di incassarli. Il dato positivo della gestione di AltraPsicologia lo si ritrova nella Liquidità, dove negli anni i crediti sono stati riscossi, e si è invertito un trend che andava avanti da anni, per cui invece di crescere con l’aumentare degli iscritti, si sono ridotti per la prima volta nella storia dell’Ordine.

In questo modo l’Avanzo di amministrazione, ovvero (Liquidità – Debiti + Crediti) i soldi che avanzerebbero se si incassassero tutti i Crediti e si pagassero tutti i Debiti, è cresciuto passando da 866.000 Euro a 1,4 milioni di Euro circa.”

La notizia indubbiamente buona e veritiera è che durante la gestione AltraPsicologia l’Ordine ha ridotto i “residui attivi" che Conte chiama crediti. Credo tuttavia che faccia una gran confusione sia nel parlare di “crediti riscossi” sia nel legare la diminuzione dei residui attivi all’aumentare della liquidità e all’aumento dell’avanzo di amministrazione.


Partiamo dalla buona notizia: seguendo l’indicazione di un consulente, l’Ordine ha cambiato il modo di conteggiare le vecchie quote dovute e non riscosse nel bilancio (delibera 321 dell’11.7.2016, parzialmente rettificata dalla delibera n.153 del 20.2.2017, che forse sarebbe stato bene inserire nel regolamento di amministrazione e contabilità, ma tant’è. Le delibere si trovano nei verbali delle sedute consiliari nella sezione Amministrazione trasparente; per facilitarvi: la delibera 321/2016 a pag. 38 di questo file , la delibera 153/17 a pag. 44 di questo file).

Se le quote sono vecchie e l’iscritto è addirittura stato sospeso dall’Ordine per morosità, è ben probabile che non le paghi più (magari nel frattempo ha cambiato lavoro!). Quindi l’Ordine, mentre prosegue il tentativo di recupero, non fa affidamento sul fatto di poter riscuotere tali quote e non le segna più in bilancio come residui attivi o le segna in misura ridotta. Sempre parlando in termini semplici, si evita il rischio di fare affidamento su entrate che non si realizzeranno e il bilancio è più attendibile. Ora, è un’ottima cosa che siano stati eliminati o ridotti i residui attivi legati a quote vecchie difficilmente riscuotibili. Tuttavia questa operazione non fa aumentare né la liquidità ne l’avanzo di amministrazione come Conte ci suggerisce e nemmeno i residui attivi sono diminuiti perché si riesca a riscuoterli: semplicemente perché si è smesso di inserire nel bilancio quelli che erano giuridicamente esistenti ma nei fatti difficilmente riscuotibili.

Infatti la drastica riduzione dei residui attivi/“crediti” è avvenuta tra il consuntivo 2015 e il consuntivo 2016. Rispetto a €1.170.711 nel 2015, nel consuntivo 2016 i residui attivi/"crediti" diventano € 422.842 perché si applica la delibera 321/2016. Ed è lo stesso Federico Conte ad ammetterlo alla fine dell’articolo: “Da considerare che nel 2016 abbiamo cancellato circa 500.000 Euro tra i Crediti che avevamo perché ci siamo resi conto che c’erano diversi errori nei bilanci degli anni precedenti ed erano stati inseriti Crediti riferiti a iscritti che probabilmente non avrebbero mai pagato, motivo per cui prudenzialmente abbiamo deciso di cancellarli”.

Ad ogni modo, ribadisco, la riduzione dei residui attivi per cancellazione non fa crescere né la liquidità né tanto meno l’avanzo di amministrazione! Come detto sopra, la formula dell’avanzo di amministrazione è liquidità + residui attivi – residui passivi, quindi se i residui attivi diminuiscono non può aumentare l’avanzo di amministrazione. Se l’addendo diminuisce il totale non può aumentare, si impara alle elementari! Come vedremo tra un attimo, c’è un piccolo aumento del tasso di riscossione (inferiore a quello che scrive Conte), ma è una modesta cifra in confronto all’aumento dell’avanzo di amministrazione.


COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO


Scrive Conte: “Grazie ad una gestione sana e attenta, oggi quasi tutti gli iscritti pagano la quota entro l’anno in corso: siamo passati da una media di riscossione del 90% degli anni passati al 98% del 2018, per avere un’idea in Sicilia (quella del Presidente del CNOP Fulvio Giardina) nel 2018 la quota l’ha pagata solo il 68% degli iscritti, cioè solo 2 su 3, e ciò considerando anche che in Sicilia ci sono la metà degli iscritti del Lazio, quindi incassare la quota è molto più facile."

Per prima cosa, c’è un errore in una cifra: nel 2018 la riscossione nel Lazio è stata del 95% approssimato per eccesso, non del 98% come ci dice Conte. È un tasso comunque alto, ma mi chiedo: possibile che il Tesoriere uscente (anche direttore amministrativo facente funzioni) ci dia un numero che non torna?

Vi prego, verificate anche voi e fatemi sapere chi si sbaglia…

A pag. 4 della nota integrativa e relazione sulla gestione del consuntivo 2018 (trovate il file zip del consuntivo 2018 sempre nella sezione Amministrazione trasparente, alla voce bilanci) si legge: “Le entrate contributive complessivamente accertate sono state determinate nella misura di € 2.974.300,29… Al 31 dicembre 2018 risultano riscossi € 2.822.411,79 e rimangono da riscuotere € 151.888,50.”


297.300,29 : 100 = 2.822.411,79 : x

x= 100X 2.888.411,79 = 94,89 che approssimato per eccesso diventa 95%


Il 98% non mi torna in nessun modo, nemmeno considerando la riscossione di annualità precedenti!

Inspiegabile trovo l’affermazione che “Grazie ad una gestione sana e attenta, oggi quasi tutti gli iscritti pagano la quota entro l’anno in corso: siamo passati da una media di riscossione del 90% degli anni passati al 98% del 2018. Cosa c’entra la gestione dell’Ordine con il fatto che gli iscritti riescano a pagare la quota? L’affermazione di Conte che sia merito di “una gestione sana e attenta” mi sembra pura propaganda elettorale (ricordate il periodo in cui è uscito l’articolo).

Se poi volesse dire che l’Ordine Lazio è diventato più aggressivo nel sollecitare il pagamento ai colleghi che restano indietro, devo dire che non mi sembrerebbe un particolare merito, tutt'altro. Sono per la legalità e il rispetto delle regole, ma considerata la situazione economica generale e quella degli psicologi in particolare, posso comprendere che qualcuno abbia difficoltà a pagare la quota entro l’anno e magari rimandi il pagamento all’anno seguente (forse Conte dall’alto della sua indennità e dei suoi gettoni non si rende conto che si può essere costretti a pagare in ritardo?).

Inoltre, come abbiamo visto l’Ordine Lazio non ha problemi di fondi a disposizione, ci dobbiamo preoccupare se qualche quota arriva in ritardo o suonare le trombe se il tasso di riscossione è lievemente aumentato?!


Trovo che Conte si lanci in un confronto poco ragionato quando scrive: “per avere un’idea in Sicilia (quella del Presidente del CNOP Fulvio Giardina) nel 2018 la quota l’ha pagata solo il 68% degli iscritti, cioè solo 2 su 3, e ciò considerando anche che in Sicilia ci sono la metà degli iscritti del Lazio, quindi incassare la quota è molto più facile”. Ho già visto Conte cercare di attaccare Giardina in tutti i modi e direi che posso aggiungere anche questo passaggio alla lista dei tentativi ingiustificati e irragionevoli. Premesso che non ho verificato il tasso del 68%, da quando incassare la quota dipende dal numero degli iscritti? Mica si va casa per casa a riscuoterla!! E se pure il numero degli iscritti potesse influire, non dovremmo allora considerare il numero degli impiegati che nell’Ordine siciliano sono di meno? Ma soprattutto, non è più plausibile che le condizioni economiche in Sicilia siano più difficili e i colleghi più in difficoltà?! Ecco a me sarebbe venuto in mente questo, così... o sono influenzata dalla mia stima per Giardina?


L’articolo prosegue: “avere un bilancio così positivo, significa avere un Ente in salute che riesce a finanziare meglio le sue iniziative e che riduce al minimo la quota agli iscritti ed aumenta i servizi, la promozione e la tutela della professione”. Ecco qui, proprio vedo tornare la propaganda. Con un tale avanzo di amministrazione e una tale liquidità, mi sembra che l’Ordine si sia dimostrato incapace di spendere quanto avrebbe potuto a favore degli iscritti, della promozione e della tutela della professione.

L’Ordine ha registrato negli anni un fortissimo aumento delle entrate, legato a un aumento di circa il 25% nel numero degli iscritti (da circa 16.000 nel 2013 a circa 20.000 nel 2018), accumulando avanzo di amministrazione nonostante la cancellazione dei residui. Gli iscritti sono passati da circa 16.000 nel 2013 a circa 20.000 nel 2018 e le quote annuali effettivamente incassate sono aumentate da € 2.408.905,00 nel 2013 a 2.822.411,79 nel 2018: quindi nel 2018 oltre 400.000 euro in più rispetto al 2013 e vanno considerati gli aumenti nei vari anni rispetto al 2013. Se voglio ragionare solo sui numeri (e non sulla qualità delle attività), deduco che e se le entrate aumentano col crescere degli iscritti ma non aumentano in proporzione le spese, i servizi non sono aumentati in proporzione al numero degli iscritti. Nonostante le affermazioni di Conte, è proprio la sua successiva tabella a supportare la mia tesi.


LA TABELLA CON GLI UPB


L’articolo prosegue: “Qui di seguito invece riporto l’andamento dei Costi suddiviso per capitoli di spesa. E’ interessante notare come siamo ridotti i Costi collegati al Personale e ai gettoni di presenza e siano aumentati i Costi collegati alle attività di Tutela e Servizi per la professione (oltre al ristorno della quota al CNOP che deriva dall’aumento del numero di iscritti, infatti per ogni iscritto l’Ordine Lazio versa 26 Euro al Consiglio Nazionale).”


Come vedremo la tabella è artefatta in un punto importante, non è sufficiente a suffragare le affermazioni di Conte e anzi alcune delle cifre presenti dimostrano il contrario di quello che egli afferma.


Il punto più problematico della tabella riguarda la voce della prima riga “Organi ente”, perché tra le componenti indicate tra parentesi Conte omette di indicare le ELEZIONI! Le elezioni pesano per € 110.000 nel bilancio 2013 e ovviamente zero (perché non si sono svolte) nel consuntivo 2018.

Che il totale per “Organi ente” contenga le uscite per le elezioni lo trovate alle pagg.11 -12 nella nota integrativa e relazione direttore al consuntivo 2013 (vi ho detto sopra dove trovare il file, vi ricordate?), vi metto le foto.



Nella foto che segue si vede che la spesa è di €110.000 e anche se non andate al file originale visto che c’è il codice 1.1.1.004 potete esser certi che la cifra è uno degli addendi che compongono la voce 1.1.1 .


Vi avevo già evidenziato quanto sopra nel precedente articolo, qui ho essenzialmente aggiunto le foto dei documenti (per il copia-incolla ci sono spazi bianchi in eccesso). Come vi avevo detto nel precedente articolo, le indennità di Presidente, Vice, Segretario e Tesoriere ci sono costate € 35.700 in più.

Questo infatti leggiamo a pag.7 dell’omologo documento del consuntivo 2018:


Conte ci dice che si sono ridotti i costi collegati ai gettoni di presenza, ma poiché la sua tabella riporta solo il dato complessivo “Organi ente”, per verificare e capire devo riaprire le note integrative-relazioni del direttore e persino all’elenco dei verbali (quando vi ho detto che la tabella non suffraga le sue affermazioni... )


Se consideriamo solo i gettoni di presenza del Consiglio, la spesa è stata di € 91.726,05 nel 2013 (dal file nota integrativa e relazione direttore del 2013, pag. 11) e di soli € 50.483,49 nel 2018 (dalla relazione 2018 a pag.7 apprendo la cifra, ma non il numero di riunioni) quindi “Un bel risparmio !” potreste pensare. Attenzione! Il gettone di presenza è rimasto invariato, quindi aumenti o diminuzioni devono essere legati a variazioni nel numero di riunioni (maggiori o minori) e al numero di presenze (meno spesa perché erano assenti più consiglieri). Effettivamente le riunioni sono state 17 nel 2013 (3 in più della media della gestione Cultura e Professione) e dal numero di verbali sembrano essere state solo 11 nel 2018 (anche con un costo medio leggermente inferiore, probabilmente legato a consiglieri assenti). Che pensare? Meglio spendere di meno e far fare meno riunioni o, all’occorrenza, far fare più riunioni al Consiglio? Ci aiutano i numeri di bilancio a dare un parere sulla gestione? Forse no...

Ad ogni modo non credo che si sposti di una virgola la questione che ho posto tempo fa: rivedere il gettone di presenza perché è eccessivo riconoscere € 330 per 1 ora e 31 minuti e valutare se debba essere mantenuto per chi già percepisce un’indennità, vale a dire Presidente, Vice, Tesoriere e Segretario, soprattutto se verranno confermati gli importi deliberati nel 2017.


Ma un'altra cosa è certa: la tabella (e i riscontri che ho fatto nei bilanci veri e propri) contraddicono Conte quando dice “aumentati i Costi collegati alle attività di Tutela e Servizi per la professione”! Nel 2013 sono stati dedicati alla voce “prestazioni istituzionali (comitato di redazione, comunicazione iscritti, iniziative culturali, ufficio stampa, tutela della professione)” € 461.785 pari al 16% delle spese totali, mentre nel 2018 sono stati dedicati € 336.078, pari al 12% , quindi c'è una diminuzione di € 125.706 e in percentuale del 4% sul totale delle spese. La diminuzione di 125.706 si legge in rosso nella tabella di Conte, perché lui scrive che sono aumentate “le uscite a ciò destinate”? Ho provato a leggere la singola voce “Spese per tutela della professione” ma è comunque diminuita dal 2013 al 2018: da € 101.476,95 nel 2013 (pag.15 relazione direttore e nota integrativa) a 39.097,81 nel 2018 (pag.14 della relazione direttore e nota integrativa). Questo probabilmente perché c’è stata meno necessità di fare ricorsi/diffide, non vuol dire necessariamente che sia calata l’attenzione, ma la domanda resta: perché Conte fa affermazioni contrarie ai numeri che ci porta? Si sbaglia oppure vuole impressionarci confidando sul fatto che nessuno andrà mai a verificare?

Nemmeno sommando le spese per gruppi e commissioni (considerando in via estensiva e benevola che finiranno per tradursi in servizi agli iscritti e tutela) possiamo dire che nel 2018 siano stato speso di più che nel 2013, quindi l’affermazione di Conte “aumentati i Costi collegati alle attività di Tutela e Servizi per la professione” per me resta un mistero, o forse è solo una frase generica buttata lì, il mantra della campagna elettorale.


E' vero che sono diminuite di circa 50.000 euro le spese per il personale, ma dobbiamo considerare che:

-nelle uscite del 2013 ci sono circa 40.000 euro di "accantonamento per TFR" che nel 2018 è zero; poiché l'accantonamento è necessario, è plausibile che sia stato spostato in un'altra voce del bilancio e quindi non ci sia un calo effettivo;

-le spese per il personale sono sempre intorno al 30%, è un valore fisiologico e non possiamo concludere che la gestione del 2018 sia stata migliore.

In fondo troviamo: “ Infine per chi si volesse “sbizzarrire”, nel vedere l’evoluzione dei 6 anni, di seguito riporto i dati aggregati per anno” e appare la tabella che vedete, sempre con l’apposita riga del curioso calcolo della sola liquidità –residui passivi che davvero non mi spiego… e inizio a temere che non abbia chiaro che i residui passivi non sono debiti da pagare al 31 dicembre. Da notare che nel 2014 e nel 2015 il risultato dell'operazione liquidità - residui passivi è rispettivamente -403.816 e -244.370 euro (alla terza riga la liquidità è indicata con il termine tecnico "cassa"). Se fosse vero lo strampalato ragionamento dell'inizio dell'articolo, con AltraPsicologia avremmo rischiato molto di più che con Cultura e Professione responsabile del -151.381 del consuntivo 2013. Per onestà intellettuale, Conte non avrebbe dovuto forse commentare anche questi dati ? Ad ogni modo tranquilli, non c'è mai stato nessun rischio, l'avanzo è sempre stato positivo, solo trovavo corretto segnalarlo a difesa di Cultura e Professione, anche se non li ho sostenuti alle ultime elezioni!



CONCLUSIONI

Dopo questo mio lungo articolo, che pensate dell'articolo di Federico Conte?

Quali caratteristiche dovrebbe avere un articolo sui bilanci scritto da un Tesoriere uscente con 6 anni di esperienza?

Cosa direste della gestione del bilancio da parte di AltraPsicologia?


Per il momento lascio a voi ogni conclusione, le mie arriveranno più in là.


Per chiudere con un sorriso, imitando (immeritatamente) Greta Thumberg quando risponde agli insulti di Trump, vi ringrazio per aver letto fino a qua e vi saluto firmandomi:


UNA PERSONA CHE NON SA LEGGERE I BILANCI



P.S. Aggiornamento del 6.1.2020:

- ho fatto una verifica e posso confermare che la diminuzione di circa 40.000 nelle spese per il personale è dovuta al fatto che la cifra per l'accantonamento TFR nel 2018 è inserita nell'avanzo vincolato, quindi è solo stata "spostata" (pagg.25 e 30 della relazione);

- mi sono accorta di ALTRI ERRORI nell'articolo di Conte (ancora?! Purtroppo sì). Nell'ultima tabella la cassa 2017 è indicata in 1.151.904, ma il valore corretto è 1.719.050 (non poteva essere uguale al 2016); l'avanzo 2017 è 873.124, non 1.128.339 (non poteva essere uguale ai residui passivi); di conseguenza è errata la differenza tra cassa e residui passivi... che mi rifiuto di calcolare!

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